L'idea

La Tavolata è nata dall’esigenza di dare un segnale forte e chiaro pur semplice, come lo è il condividere un medesimo desco ed un pezzo di pane. Un bisogno di rispondere ad una politica che stava scegliendo la strada dei muri, dei porti chiusi, dell’invasione dei migranti, delle città dell’io, in quella visione miope senza una prospettiva e senza un futuro sostenibile. Tutto racchiuso nella frase più volte pronunciata: “prima gli italiani”, dimenticando la storia di un Paese che da sempre è stata terra di incontro tra culture e genti di ogni luogo.

La scelta cadde su Via della Conciliazione a Roma per due ordini di motivi: con il primo si voleva riaffermare l’idea che questa città dovesse mantenere il suo carattere di metropoli aperta all’accoglienza, di luogo che non ha paura delle differenze di cultura o di religione, anzi al contrario le considera una ricchezza, uno dei valori sul quale vuole costruire il suo futuro; il secondo stava nel nome e nella collocazione stessa della via sulla quale si è svolta l’iniziativa stessa, Via della Conciliazione all’ombra del Cupolone. Un luogo che ricorda a tutti il messaggio di fratellanza e fraternità, secondo il quale tutti si possono sentire fratelli, esprimendo tale relazione in un’uguaglianza e una libertà rispettose delle differenze e dei bisogni dell’altro.

Il successo dell’iniziativa romana dell’ottobre 2018 e di quella successiva italiana di giugno 2019, questa ultima originata dalle numerose richieste di adesione pervenute da diverse città ed associazioni, avevano portato I co-organizzatori FOCSIV – Volontari nel mondo e MASCI – Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani in collaborazione con il Municipio I Centro a ritenere che, anche alla luce degli effetti delle decisioni politiche dei diversi paesi europei in materia di migrazione, di accoglienza ed integrazione, fosse necessario dar vita a una serie di Tavolate da organizzare a Roma e nelle altre città italiane ed europee. Tale evento si sarebbe dovuto svolgere il 6 giugno scorso, ma ad aprile 2020, a causa della situazione provocata dalla pandemia, ha convinto i co-organizzatori a rimandare la Tavolata in un momento più idoneo.

Alla luce di quanto abbiamo vissuto in questi mesi, in quella surreale sospensione del mondo nel suo correre quotidiano negli affari e negli abbracci, in quella necessità di trovare il coraggio di una nuova immaginazione del possibile, come indicato dal Pontefice, e nel doversi sentire parte di una comunità più ampia: quella umana senza preclusioni ed esclusioni. La Tavolata diviene il simbolo di quella barca, evocata dal sagrato di San Pietro da Papa Francesco lo scorso 27 marzo, sulla quale ci troviamo tutti a remare insieme.

«Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti».

Il messaggio della Tavolata senza muri è una metafora potente: è il barcone sul quale tutta l’Umanità è seduta, dal quale si governa per ritrovare una rotta che la riconduca a una comunità più coesa e inclusiva, che ricorda che solo la fratellanza radicale ed umana ci salva dalla tempesta della società dell’egoismo. Su quella barca si è parte e, al contempo, nocchieri. Tutti protesi ad allontanarci dal nostro affanno di onnipotenza e possesso e ad abbandonare la logica di una società dello scarto, ma riportandoci verso la rotta che ci aiuti “a comprendere che siamo tutti parte di una storia più grande di noi e possiamo guardare con speranza al futuro, se ci prendiamo davvero cura come fratelli gli uni degli altri.” Come ci ha indicato Papa Francesco.

La Tavolata in realtà è una Tavolata Universale che vuole far riflettere insieme sull’opportunità che la condivisione del pane e la scelta di stili di vita più equi, solidali e sostenibili possa condurci a un’inversione di quella rotta che fin qui si è perseguita da gran parte dell’umanità. Una rotta che è frutto di una decennale spinta ai consumi, che ha messo in crisi il sistema ambientale, che ha dimenticato la giustizia sociale a favore di un prioritario individualismo, che ha corrotto la trama sociale dell’esistenza umana, per sua natura profondamente connessa.

Ha ribadito il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “Siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia sul piano della salute, economico e sociale”. L’impegno solidale per la salute può diventare così un vettore di pace e amicizia, capace di influenzare positivamente le relazioni tra i Paesi.

L’organizzare il prossimo 26 settembre la Tavolata a Via della Conciliazione non solo significa non aver tradito l’impegno preso di essere un simbolo di quella Italia solidale ed inclusiva, ma vuole essere la rappresentazione di chi fa proprio il messaggio pronunciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo scorso 2 giugno, secondo il quale è importante ritrovare “quella unità morale, quella condivisione di un unico destino, di quel sentirsi responsabili l’uno dell’altro. Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo.”

Una rappresentazione di quella cittadinanza che in questi mesi ha in più occasioni mostrato solidarietà, generosità, professionalità, pazienza e rispetto delle regole, tutti uniti in un’unità di intenti: il bene comune, un bene superiore ad ogni interesse.

Progetto Tavolata italiana senza muri 2020